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13 novembre 2025
2 minuti di lettura

Introduzione
Microeconomia
Macroeconomia
Differenze
In questo articolo anticiperemo un po’ due materie importanti se deciderete di intraprendere un percorso in Economia all’università Bocconi: Microeconomia e Macroeconomia.
L'economia politica è una scienza sociale complessa e fondamentale che studia come gli individui, le imprese e i governi prendono decisioni riguardo all'uso di risorse scarse per soddisfare i loro bisogni e desideri potenzialmente illimitati.
In sostanza, l'economia politica si concentra sulla razionalizzazione nell'impiego delle risorse (come terra, lavoro, capitale e know-how), ponendo l'accento sul concetto di scarsità. La scarsità è il problema economico fondamentale: la società non ha abbastanza risorse per produrre tutto ciò che i suoi membri desiderano.
Per affrontare questa vasta area di studio, l'economia politica viene tradizionalmente suddivisa in due rami principali, che si concentrano su livelli di analisi distinti ma interconnessi: La Microeconomia e La Macroeconomia.

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Il termine microeconomia deriva dal greco mikròs, che significa "piccolo". Questa branca dell'economia si concentra infatti sull'analisi dettagliata del comportamento e delle decisioni dei singoli operatori economici all'interno del sistema.
La microeconomia non si occupa dell'andamento generale di un'intera nazione (compito della macroeconomia), ma piuttosto delle dinamiche a livello individuale e specifico. I suoi principali oggetti di studio includono:
Il nocciolo dell'analisi microeconomica risiede nello studio di come vengono impiegate e spese le risorse scarse a disposizione. Poiché le risorse (tempo, denaro, materie prime, capacità produttiva) sono limitate, mentre i bisogni e i desideri degli operatori sono virtualmente illimitati, la microeconomia indaga i meccanismi di scelta in condizioni di scarsità.
In sintesi, la microeconomia fornisce gli strumenti analitici per comprendere le motivazioni e le conseguenze delle scelte economiche fondamentali (cosa produrre, come produrre, per chi produrre) operate dai singoli attori e come queste scelte determinano l'efficienza e l'equità nella distribuzione delle risorse all'interno di un sistema economico.
Analogamente, anche il termine macroeconomia deriva dal greco, precisamente da makròs, che significa "grande" o "ampio". Da questa etimologia possiamo dedurre che la macroeconomia si dedica allo studio del comportamento dei grandi aggregati economici. Non si concentra, dunque, sul singolo agente economico (come fa la microeconomia), ma prende in considerazione l'economia nel suo complesso, analizzando le interazioni tra le principali categorie di attori: le famiglie (come unità di consumo e fornitura di lavoro), le imprese (come unità di produzione e investimento) e lo Stato (o Settore Pubblico, con il suo ruolo di regolamentazione, spesa pubblica e imposizione fiscale). A questi si aggiunge spesso il Resto del Mondo, fondamentale per l'analisi delle relazioni internazionali (importazioni, esportazioni, flussi finanziari).
Si intende dunque la parte della scienza economica che prende in considerazione problemi e fenomeni che interessano l'intera economia nazionale o globale, come ad esempio:
In sostanza, la macroeconomia fornisce una visione d'insieme, utilizzando modelli e indicatori specifici per comprendere e gestire le dinamiche che determinano la salute economica di una nazione.
La differenza fondamentale tra microeconomia e macroeconomia risiede nei soggetti dell'analisi. La microeconomia si concentra sui comportamenti dei singoli agenti economici – consumatori, imprese, lavoratori – e sui mercati specifici in cui questi interagiscono. Si studiano le decisioni individuali di allocazione delle risorse scarse e l'interazione tra domanda e offerta in mercati particolari, come quello delle automobili, del grano o del lavoro specializzato.
Al contrario, la macroeconomia adotta una prospettiva più ampia, studiando l'economia nel suo complesso. I soggetti analizzati non sono più i singoli, ma gli aggregati economici: il Prodotto Interno Lordo (PIL), il livello generale dei prezzi (inflazione), la disoccupazione, il consumo e l'investimento totali di una nazione. Non a caso, nel percorso accademico, come avviene in tutti i corsi di economia dell'Università Bocconi (sia in italiano che in inglese), si affronta prima la microeconomia e solo in un secondo momento la macroeconomia. Quest'ultima, infatti, rappresenta una sorta di prosieguo o "espansione" della microeconomia, in quanto utilizza principi microeconomici per comprendere fenomeni a livello aggregato. L'unica eccezione in Bocconi è il corso di Economia e Management per arte, cultura e comunicazione, che sposta lo studio della macroeconomia al secondo anno, mantenendo la microeconomia al primo.
Oltre ai soggetti, un'ulteriore distinzione cruciale risiede nel metodo di analisi. In microeconomia, l'attenzione è posta sull'efficienza allocativa all'interno di un mercato specifico. Ad esempio, si studia come una singola impresa fissa il prezzo e la quantità di produzione per massimizzare il profitto, o come un consumatore distribuisce il proprio reddito per massimizzare la propria utilità.
In macroeconomia, il focus si sposta sulla performance complessiva dell'economia. Ad esempio, anziché analizzare la singola impresa, si esamina il comportamento di tutte le imprese di un determinato settore economico o, più spesso, l'aggregato totale degli investimenti in un Paese. Gli strumenti di analisi sono orientati alla comprensione di grandi fenomeni come i cicli economici, la crescita a lungo termine, le politiche fiscali e monetarie e il loro impatto su variabili come la disoccupazione e l'inflazione.
Un aspetto fondamentale che semplifica lo studio accademico, soprattutto al primo anno, riguarda le ipotesi semplificatrici adottate.
In macroeconomia, al contrario, un oggetto di studio centrale è l'inflazione generale dei prezzi. Tuttavia, per analizzare le dinamiche del prodotto interno lordo o della disoccupazione, si tende a ignorare le variazioni dei prezzi relativi tra le singole imprese o settori. L'attenzione è rivolta al livello medio dei prezzi (indice dei prezzi al consumo o deflatore del PIL) e a come questo influenza le decisioni aggregate di consumo e investimento. Si considerano le interazioni tra mercati (beni e servizi, lavoro, moneta, titoli) a livello nazionale.

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